UniCredit Foundation ha ospitato in piazza Gae Aulenti, il più importante evento di economia internazionale in Europa che, ogni anno, riunisce i migliori economisti e ricercatori delle più prestigiose università e centri di ricerca internazionali.

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Dal 20 al 22 ottobre, presso la Tree House della Torre UniCredit, a Milano, si è svolto il workshop per la ricerca europea sul commercio internazionale (ERWIT) del Centro di ricerca sulla politica economica, ospitato quest’anno da UniCredit Foundation e organizzato in collaborazione con l’Università di Milano, il Centro Studi Luca d’Agliano, il progetto Horizon 2021 MICROPROD, il Centro Baffi Carefin e la Boroli Chair in European Studies dell’Università Bocconi.

 

Lo European Research Workshop in International Trade (ERWIT) è il più importante evento di economia internazionale  in Europa che, ogni anno, riunisce i migliori economisti e ricercatori delle più prestigiose università e centri di ricerca del mondo. Un’occasione unica per discutere di sfide economiche globali in un’atmosfera informale.

 

Quest’anno i lavori sono stati aperti dal Presidente di UniCredit, il Professor Pier Carlo Padoan e, per l’occasione, abbiamo intervistato il promotore dell’iniziativa, il Professor Giorgio Barba Navaretti, consigliere di UniCredit Foundation e Presidente dell’Associazione Borsisti Marco Fanno.

Prof. Barba Navaretti, nel suo ruolo di Direttore Scientifico del Centro Studi Luca D’Agliano e di Research Fellow del Centre for Economic Policy Research (CEPR), cosa ci può dire a proposito di questo workshop?

L’European Research Workshop in International Trade è il principale riferimento per gli economisti europei e siamo particolarmente soddisfatti di averlo potuto organizzare quest’anno, grazie al sostegno di UniCredit Foundation, a Milano. ERWIT è il fiore occhiello di un gruppo trasversale di studiosi e il supporto fattivo della Fondazione ha consentito di portare in Piazza Gae Aulenti alcuni dei migliori economisti a livello mondiale che si occupano di commercio internazionale. Cito solo a titolo di esempio, Gene Grossman della Princeton University e del CEPR e Pol Antras della Harvard University e anche lui del CEPR.

Senza dimenticare la partecipazione di Mike Spence, Premio Nobel per l'economia nel 2001 insieme a Joseph E. Stiglitz e George A. Akerlof "per le loro analisi dei mercati con informazione asimmetrica", di Beata Javorirck Chief Economist della European Bank for Reconstruction and Development (EBRD), Marion Jansen, Director of the Trade and Agriculture Directorate dell'OCSE, così come di Philippe Martin, Professore a Sciences Po nonchè Presidente del French Council of Economic Analysis. Al di là della qualità eccezionale dei relatori e degli ospiti, mi fa piacere sottolineare che i temi trattati sono stati fondamentali per comprendere alcuni dei problemi della globalizzazione tra cui la catena globale del valore. Allo stesso modo, abbiamo individuato dei focus sui temi del lavoro, delle migrazioni e dell’ambiente.

 

Sicuramente il modello della catena globale del valore, ideato da Michel Porter, è importante. Ma qual è la sua attualità oggi?

Si tratta di un modello che, adattato su scala mondiale, è di estrema attualità in quanto costituisce il nodo centrale della ripartenza post pandemia. La ripresa economica è rallentata da colli di bottiglia della produzione globale: basti pensare all’intasamento del porto di Long Beach, che è la porta americana dei container cinesi. Oppure alla difficoltà per gli approvvigionamenti in UK dovuta alla carenza di autisti di mezzi pesanti, così come alla crescita esponenziale del costo dei noli. Stiamo assistendo al paradosso che il rallentamento della pandemia ha portato al blocco della catena globale del valore. La conseguenza che ne deriva è, da un lato, la tendenza al ritorno della produzione ai Paesi di origine e, dall’altro, a una crescita più o meno esplicita e diffusa del protezionismo. Lo stesso insediamento di Biden non ha ridotto le spinte protezionistiche in un Paese chiave quali Stati Uniti. Quando c’è una catena del valore di questo tipo, l’utilizzo dell’arma protezionistica causa un depauperamento dell’economia nazionale. Oggi ci troviamo di fronte a un’organizzazione della produzione sempre più articolata dove per fabbricare un computer è necessario assemblare componenti prodotte in 10 Paesi diversi e dove un corretto funzionamento della catena globale del valore è indispensabile per il corretto andamento dell’economia.

 

Quindi, secondo Lei, aver organizzato l’European Research Workshop in International Trade in questi giorni a Milano ha una notevole importanza?

Sì, non posso nascondere che gli eventi hanno giocato a nostro favore. L’ERWIT è il più importante evento di economia internazionale in Europa. Non dimentichiamoci che metà degli ospiti sono americani o visiting professor in US. E poi si tratta del primo grande evento che viene realizzato in presenza dopo un lungo periodo in cui la partecipazione è potuta avvenire solo da remoto.
Il perfetto mix di qualità e di informalità generato dall’organizzazione di UniCredit Foundation è l’ideale per i convegni accademici durante i quali anche il momento di networking riveste un’importanza fondamentale. Ho assistito personalmente a momenti veramente interessanti di confronto e di spunti di riflessione nei momenti informali a latere del convegno.

Infine, sono stato molto soddisfatto di notare la presenza in sala di numerosi giovani economisti (post-doc e ricercatori) e Alumni vincitori di concorsi lanciati nel corso degli anni da UniCredit Foundation e dall’Associazione Marco Fanno, di cui sono Presidente. E questo, credetemi, è per me motivo di grande soddisfazione.