Laura Penna, Head of Group Social Impact Banking, condivide le sue impressioni sul riconoscimento di UniCredit come Best Social Impact Bank in Europa, ottenuto per la seconda volta da parte della rivista CFI . Una testimonianza dell’impegno del Gruppo nell’essere parte della soluzione in questo difficile periodo di ripresa.

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Innanzitutto, congratulazioni Laura per questo riconoscimento da parte di CFI come Best Social Impact Bank in Europa anche nel 2021!

Grazie mille! Siamo estremamente contenti che i continui sforzi nel supportare da vicino le nostre comunità, soprattutto in questa fase abbastanza delicata di ripresa dopo la pandemia, siano stati ancora una volta riconosciuti.

Assolutamente. Che tipo di effetto pensa abbia avuto la pandemia sul Social impact banking?

Oggi viene sicuramente dedicata una maggiore attenzione alle questioni sociali. Stiamo osservando molta più consapevolezza, non solo da parte dei Governi e dell'Unione Europea, ma anche all'interno delle imprese e, in generale, del settore finanziario. Le aziende vogliono essere parte della soluzione e offrire nuovi prodotti e servizi che rispondano meglio ai bisogni sociali.

Questo è un cambiamento concreto e sarà potenziato ancora di più dal Recovery Fund, che fornirà al settore del social impact un fondo di finanziamenti completamente diverso rispetto al passato - un fattore estremamente importante, soprattutto dell’ottica dell’attuale transizione verde che deve essere gestita in modo olistico.

Chi ha bisogno del social impact banking? Chi sono i clienti che supportate attraverso la vostra offerta?

Il nostro obiettivo è quello di migliorare l'accesso alle risorse finanziarie e ai rispettivi servizi per i gruppi vulnerabili, comprese le donne, i giovani, gli anziani, così come le imprese più deboli come le start-up, le ONG e le microimprese.

Offriamo, insieme al supporto finanziario, anche un sostegno in termini di competenze e di consapevolezza legate all’economia. Per esempio, dato l'impatto negativo della pandemia, in particolare sulla condizione finanziaria delle donne, alla fine del 2020 UniCredit ha lanciato in Italia un'offerta volta a sostenere le imprenditrici e le aziende con un focus anche sul servizio alle donne e alle famiglie.

Aiutiamo inoltre le imprese a diventare più focalizzate sull'ESG. Sosteniamo la loro transizione e indirizziamo il capitale verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Tutti i progetti e le iniziative che supportiamo devono avere una missione sociale concreta e misurabile, volta ad un gruppo più ampio di beneficiari indiretti.

 

Le esigenze dei beneficiari sono diverse a seconda del mercato?

Assolutamente sì.  Dobbiamo sempre adattare la nostra offerta alle sfide sociali che sono specifiche per ogni Paese. La pandemia ha accelerato la necessità di mettere a punto e rivalutare il sistema sociale e quello sanitario in Europa. In alcuni Paesi vediamo la società passare da uno stato assistenziale a uno stato partecipativo e questo sta inducendo anche un cambiamento di ruolo per le banche.

Dobbiamo capire meglio le priorità sociali in ciascuna delle nostre comunità e fornire il giusto tipo di supporto per dare un contributo positivo concreto, sia a breve che a lungo termine.

 

Infine, qual è il prossimo passo per il social impact banking?

Abbiamo visto il settore del social impact svilupparsi grazie all'evoluzione intorno alla social taxonomy e agli standard condivisi a livello europeo che facilitano il sistema finanziario nel sostenere sempre più le cause sociali ed evitare il fenomeno dell’“impact washing”.

Detto questo, anche i flussi di capitale verso le istanze sociali probabilmente aumenteranno e quindi anche l'offerta di finanza sostenibile e inclusiva in Europa crescerà,  con un'attenzione sempre maggiore ai diritti umani, partendo dal dipendente, per arrivare poi a tutta la filiera fino al cliente finale.

 

Grazie, Laura, e complimenti ancora una volta!