Un giorno nella vita di... Barbara Tamburini
giovedì 16 dicembre 2021
Questa settimana parliamo con Barbara Tamburini Barbara, Head of Individuals Italy, una manager che ama i momenti preziosi che trascorre in famiglia e crede nell’importanza di promuovere il talento delle persone. Il suo obiettivo è superare le sfide del mercato italiano per portare la nostra Banca a raggiungere nuovi importanti risultati. Scopri il suo punto di vista e la sua giornata ideale.
Potresti presentarti? Cosa volevi fare da bambina e cosa fai ora in UniCredit?
Sono una mamma che lavora, esattamente come tutte le mamme che lavorano.
Cosa volevo diventare da grande? Direi quello che sono, nel senso che penso di aver desiderato di diventare mamma da sempre e allo stesso tempo, pur non avendo una precisa idea di cosa avrei fatto, mi sono immaginata da sempre “al lavoro”. Oggi, in UniCredit Italy, mi occupo di Retail, prodotti, modelli di servizio, customer experience su tutti i canali, strategie commerciali, modello di rete e comunicazione. Il mio lavoro mi appassiona, penso mi abbia arricchito come persona.
Mi affascina il modo in cui si comunica, il rapporto non sempre scontato tra l’oggettività dei numeri e la forza non sempre quantificabile delle idee, ma soprattutto mi piace pensare di essere al servizio dei colleghi, per i nostri clienti. Questo per me è il significato più profondo del mio lavoro: un mix di creatività e innovazione che diventano concretamente utili.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro e qual è il momento di maggior orgoglio o il più grande risultato della tua carriera?
Difficilmente riesco a focalizzarmi su uno dei tanti momenti bellissimi del mio lavoro, che di sicuro non mancano. Direi tra tutti l’orgoglio dei risultati raggiunti, la possibilità di apprendere continuamente, l’opportunità di cambiare le cose...
Ogni giorno per me è quasi un nuovo inizio, sono più concentrata sul superamento delle difficoltà che sulla soddisfazione che ne deriva, anche se penso che questo sia in parte un mio errore. Sono nata con lo spirito del combattente, che aiuta a raggiungere gli obiettivi, ma è faticoso. A volte mi scopro più determinata di quanto io stessa pensi.
E qual è la parte più difficile?
La cosa più faticosa per me è l’esercizio della pazienza. Forse emergono le mie radici, l’intraprendenza romagnola mal si adatta all’attesa e, pur comprendendone l’importanza e il valore, resto insofferente.
Che consiglio daresti a te stessa più giovane o a qualcuno che sta considerando di far carriera in questo ruolo?
De Andrè cantava: “si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio”.
Nemmeno io mi ritrovo nel dare consigli, piuttosto condivido volentieri il mio punto di vista.
Credo non si possa ottenere nulla senza lottare per quello che si vuole, credendoci fino in fondo, esponendosi per quello che si ritiene giusto, ammettendo e imparando dagli errori che si commettono. Sono anche convinta che la generosità alla fine “paghi” sempre, la generosità di chi mette tutto se stesso in ufficio, cercando di far crescere i talenti ed essendo pronto a fare la propria parte.
Come concili la tua vita professionale con quella privata?
Non so se la mia vita professionale e quella privata siano bilanciate. Anzi, credo che il segreto stia proprio nel non considerarli due piatti diversi della stessa bilancia. Il bilanciamento riguarda tutta la vita, che spesso non è equilibrio ma movimento, o almeno io la vivo così.
Mi rigenero con l’amore della mia famiglia, abbracciando i miei bambini e giocando con loro, cantando le loro canzoni, guardando i loro film, leggendo loro libri, inventando storie e personaggi che li fanno divertire moltissimo. Sono una mamma molto affettuosa... a giudizio di qualcuno forse anche troppo... ma adesso sono piccoli e quindi colgo l’attimo fuggente!
Cosa ti piace fare per rilassarti dopo una giornata impegnativa in ufficio?
Quando non sono al lavoro, sto con la mia famiglia, e questo per me è già perfetto.
Diceva Proust che il viaggio non consiste nell’avere nuove mete, ma nell’avere nuovi occhi.
Ecco, la mia famiglia mi consente di rinnovare lo sguardo e mi fa stare bene.
C’è una persona che ammiri o a cui ti ispiri personalmente? Per quale motivo?
Ho avuto la fortuna di lavorare con persone di grande spessore personale e professionale e di incontrarne altre che invece hanno prevalentemente assorbito molta energia.
Ricordo più volentieri i primi, i colleghi e i capi che mi hanno ispirata e hanno arricchito il mio bagaglio culturale e professionale.
È molto importante avere dei buoni maestri e credo che il responsabile di un ufficio che coordina altre persone debba avere nella sua missione quella di far crescere il talento del suo team, lasciando che si esprima liberamente. Come dico sempre... “tutti hanno diritto ad avere un buon capo!”.
Come ti descriverebbero i tuoi amici?
Credo direbbero che non sono facile da avvicinare, che ho grande energia, ma do poca confidenza.
Dopo la prima impressione però cambierebbero idea, perché si comprende chiaramente che sono una persona di cui fidarsi ciecamente, che ascolta e sa comprendere nei momenti difficili, ancora capace di ridere e divertirsi come una bambina nei momenti felici.
Direbbero infine che sono una persona onesta e diretta, capace di assumere posizioni scomode in qualsiasi contesto, che si arrabbia molto per ciò che percepisce come un’ingiustizia... una persona con la quale talvolta non è facile confrontarsi, ma può valerne la pena.
Qual è stato l'ultimo libro o l'ultimo film che ti è piaciuto di più? E perché?
Ho letto recentemente “WE should all be feminists”, dopo l’endorsement di Angela Merkel che si è schierata apertamente su questo tema così importante per lo sviluppo socioeconomico del futuro. Ho trovato questa sua sensibilità un modo innovativo per fare cultura.
Credo sia necessario portare avanti questo messaggio con energia e coraggio. La famiglia, la scuola, la società, così come l’arte e l’intrattenimento sono veicoli perfetti per attivare un cambiamento culturale, con particolare attenzione verso i bambini che hanno diritto di crescere senza odio e pregiudizio, sia pure in una società che, inevitabilmente, ha molte delle sue radici storiche su principi patriarcali.
Il film che mi ha colpito recentementre è stato “Cruella”, della Disney. Una splendida recitazione delle due coprotagoniste e un enorme coraggio imprenditoriale e manageriale per riproporre una storia – la carica del 101 – ormai forse consumata, con grande convinzione e cospicui investimenti. Questo mi ha colpito, e penso faccia parte della cultura aziendale Disney.
Se ci penso, il film e il libro hanno un fil rouge che li lega. Nel film vengono proposte due figure che superano la differenza tra bianco e nero. Il film propone una nuova visione e percezione dell'equilibrio sotto molti aspetti, anche di genere, che presenta con la grazia e l’intelligenza delle due “Emma” e di Disney. Veramente illuminante!