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6 modi per non andare fuori moda: le ricette del successo degli imprenditori di Centergross

6 modi per non andare fuori moda: le ricette del successo degli imprenditori di Centergross

Costume d'Immagine, Kontatto, Scout, Souvenir e Successori Bernagozzi protagonisti di 6 storie di successo della moda internazionale in un volume realizzato con l'Università di Bologna.

 

 

Le strade che portano al successo sono tante e Centergross, il maggiore distretto di fast fashion made in Italy, sceglie di raccontarne sei presentando, il 18 luglio, Evidenze di modelli di business: le aziende della moda di Centergross", un volume realizzato in collaborazione con l'Università degli Studi di Bologna e con il contributo di UniCredit6 case history, 6 storie differenti, 6 modi di fare impresa che hanno avuto il medesimo risultato: il successo sul mercato della moda nazionale e internazionale.

 

La presentazione ha avuto luogo nel corso di un incontro organizzato da Centergross con il supporto di UniCredit per riflettere su caratteristiche, punti di forza e aree di miglioramentodel comparto, coinvolgendo imprenditori, ricercatori ed esperti. Un'iniziativa di confronto arricchita da una tavola rotonda sul tema "La filiera della moda: scenari, prospettive, opportunità" cui hanno preso parte i rappresentanti delle 6 aziende protagoniste del volume. Sei realtà d'eccellenza che, grazie anche al contributo di Centergross, hanno raggiunto un prestigio internazionale: Costume d'Immagine, Kontatto, Scout, Rinascimento, Souvenir Clubbing e Successori Bernagozzi.

 

Il libro riassume quindi storie personali e d'impresa, all'interno di un progetto di ricerca coordinato da Mariachiara Colucci, professoressa associata di Economia e Gestione delle Imprese del Dipartimento di Scienze Aziendali, redatto con il contributo dei ricercatori Emanuela Bevilacqua, Gianluigi Di Giangirolamo e Simone Napolitano.

 

«In quasi venticinque anni di storia - spiega Daniele Alessandrini, stilista di Costume d'Immagine - la nostra azienda si è evoluta notevolmente, creando diverse linee di abbigliamento total look uomo. Abbiamo creato diversi marchi per rispondere alle diverse esigenze di mercato, mantenendo sempre il nostro stile ma stando al passo coi tempi, unendo armonicamente eleganza e vintage. Il risultato di questa visione consiste nella realizzazione di 3 collezioni per stagione, ognuna di circa 500 capi, che frutta un fatturato annuo attestato intorno ai 45 milioni di euro».

 

«Fin dalla fondazione del marchio nel '95 - racconta Federico Ballandi, presidente di Kontatto - il nostro obiettivo è stato di realizzare capi di qualità ad un prezzo accessibile. Un prodotto made in Italy che fosse riconoscibile all'estero, assimilabile ai capi di maglieria italiana ma realizzato con le tempistiche del fast fashion. Un percorso non facile, che siamo riusciti a realizzare in questo ventennio e ci ha portato ad aprire più di 400 negozi in Italia e, oltre 23 milioni di euro di fatturato».

 

«Il nostro marchio è nato in viaggio - afferma Stefano Poluzzi, fondatore di Scout - alla ricerca di prodotti originali in giro per il mondo, da poter poi adattare al nostro stile. Scout infatti vuole dire scoperta: a partire dal modello statunitense a cui ci siamo ispirati, abbiamo creato una catena di negozi dove i giovani potessero sentirsi a proprio agio. In questo modo abbiamo aperto 60 negozi multimarca soltanto in Italia, molti altri all'estero».

 

«Il segreto del nostro successo - spiega Marco Michelucci, responsabile ufficio controllo e gestione del Gruppo Teddy - sta nel non accontentarsi dei risultati raggiunti, ma proseguire sempre nel percorso di ricerca e sviluppo dell'azienda, che necessita di un continuo aggiornamento. È fondamentale in questo settore essere sempre aggiornati sui mercati nazionali ed internazionali, in modo da poter proporre novità anche settimanalmente, sempre in linea con i gusti dei consumatori. I nostri marchi oggi sono famosi in Italia e all'estero. Calliope, Terranova, Rinascimento e Miss Miss non hanno certo bisogno di presentazioni: sono presenti in oltre 500 negozi sparsi in 42 nazioni diverse, numeri sufficienti per affermare di essere sinonimo di tendenza».

 

«Siamo orgogliosi di aver dato il nostro contributo per questa pubblicazione - afferma Alessandro Santi, presidente di Souvenir - per raccontare una sfida vinta grazie allo spirito di iniziativa e la capacità di mettersi in gioco in un settore molto competitivo. In quasi dieci anni abbiamo raggiunto, insieme a mio figlio, risultati straordinari. La nostra crescita è avvenuta anche grazie alle altre aziende del Centergross, che hanno condiviso le loro conoscenze: così abbiamo compreso al meglio le dinamiche del mercato della moda  e creato delle linee di abbigliamento femminile che si distinguessero dalla concorrenza, anticipando spesso le tendenze. La forza della nostra azienda sta nella distribuzione, che avviene in tutta Italia e si sta espandendo sempre di più all'estero, e nella semplificazione. I numeri certificano i nostri risultati: in 10 anni siamo passati da 2.5 a 19 milioni di fatturato derivante da Italia, Cina, Russia e altri acquirenti internazionali».

 

«Il nostro successo - afferma Roberto Borsari, responsabile commerciale di Successori Bernagozzi - si può sintetizzare in una sola parola: famiglia. La lunga tradizione familiare di questa azienda ci ha permesso di trovare sempre nuovi stimoli e idee per proseguire, ma soprattutto per avere il coraggio di cambiare. Perciò negli ultimi anni abbiamo creato nuovi brand, capaci di soddisfare ognuno una propria fetta di mercato. Grazie alle nuove generazioni abbiamo appreso un nuovo modo di fare business, accogliendo sempre nuove proposte, come ad esempio la creazione di una rete di agenzie per la promozione dei nostri brand. Grazie al nostro modello di business oggi contiamo su una rete di vendita di oltre 800 negozi».

 

«Il nostro modo di "fare" banca vuole essere molto concreto - sottolinea Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit - Abbiamo cercato fortemente di unire specializzazione e territorialità nel nostro modello di business. Nel mondo delle imprese siamo da un lato finanziatori di rilievo,con crescite consistenti nel 2018 di oltre il 20% su finanziamenti a medio lungo termine, dall'altro forniamo alle aziende tutti i servizi di consulenza ed investment banking disponibili all'interno del nostro Gruppo. Inoltre, grazie alle economie di scala che abbiamo realizzato, anche le PMI possono accedere a tale offerta. Un esempio in tal senso è rappresentato dallo sviluppo della piattaforma Easy Export per l'accesso ai mercati esteri. Infine sull'importanza della specializzazione, vorrei citare anche i nostri Industry book, analisi verticali di settore condotte dal Corporate Marketing UniCredit. Oggi presentiamo quello relativo alla Filiera della Moda italiana, che fornisce interessanti chiavi di lettura sui trend che animano il settore e che ci permettono di calibrare offerte di servizi coerenti alle esigenze degli operatori».   

 

 

Industry Book UniCredit: la Filiera della Moda italiana

 

Evidenze di scenario e prospettive del settore rilevate dall'analisi condotta dal Corporate Marketing del Gruppo bancario e presentata nel corso dell'incontro organizzato da Centergross e UniCredit per riflettere, con  imprenditori, ricercatori  ed esperti, su caratteristiche, punti di forza e aree di miglioramento del comparto 

 

 

Con il 46,9% di valore aggiunto, l'Italia si aggiudica il primo posto tra i Paesi europei nella top ten del "Sistema moda" (Eurostat, giugno 2019). Il fashion made in Italy dà prova così di avere nel settore un peso significativo sia fuori che dentro i confini nazionali. Si conferma infatti  come uno dei pilastri dell'economia italiana, dove pesa per il 9,5% sul valore aggiunto del manifatturiero e dà lavoro a  circa 500 mila addetti. Qualità, export, innovazione e crescita dimensionale, unita allo sviluppo dei processi di integrazione della filiera, sono le leve capaci di tradurne le forti potenzialità in un business ancora più sostenibile e di successo.

 

Questo, in sintesi, il quadro emerso dall'Industry Book, studio di settore "verticale" condotto dal Corporate Marketing UniCredit con l'approfondimento del contesto macro-economico, dei principali business trend, del contesto competitivo, della propensione all'export e delle esigenze finanziarie. 

 

Secondo lo studio, tra il 2014 e il 2018 la produzione del "fashion" italiano, nonostante un contesto macroeconomico ancora debole e incerto, ha continuato a crescere, grazie al contributo favorevole di tutti i comparti e alla dinamica delle esportazioni. Le vendite oltre confine, dopo il rallentamento del 2016, tornano a crescere sostenute soprattutto dai mercati extra europei, Asia in primis. Il settore è caratterizzato da una forte propensione all'export, con oltre il 70% della produzione totale destinata ai mercati esteri. Pelletteria e calzature gli articoli più richiesti, insieme con quelli di concia e abbigliamento.

 

Aumentano inoltre i mercati di sbocco, in particolare verso Asia e Nord America, e si aprono nuove opportunità di sviluppo commerciale soprattutto in Cina, Paese verso il quale tra il 2008 e il 2018 si registra un crescita degli scambi dall'Italia superiore al 230%. Francia, Germania, Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito nel 2018 si confermano i principali mercati di destinazione per le esportazioni italiane. 

 

Dall'analisi si evince anche che alcuni trend emergenti stanno cambiando le dinamiche del settore. In particolare, nella distribuzione, il negozio fisico perde progressivamente la sua centralità divenendo uno dei tanti punti di contatto con il consumatore. Sarà quindi cruciale una gestione integrata e coerente dei diversi canali di vendita in una logica omnichannel. Le prospettive per il settore restano caute e sono legate ai rischi relativi alle politiche commerciali e al rallentamento della crescita globale.

 

Nel complesso, per il comparto moda italiano, si riscontra un potenziale ancora da valorizzare in tema di business oltre confine, implementazione di organizzazione e capacità commerciale delle imprese (anche attraverso la crescita dimensionale), miglior collegamento con le catene produttive e distributive internazionali e promozione dei processi di integrazione della filiera.