Un'iniziativa organizzata dalla banca in collaborazione con Allianz Trade e con l'Università Politecnica delle Marche
Focus sulla regione con le analisi Prometeia, esperti ed imprenditori a confronto
Innovazione, sostenibilità, export sono stati i temi al centro del Forum delle Economie UniCredit dedicato al comparto agroalimentare delle Marche.
Un'iniziativa organizzata dalla banca in collaborazione con Allianz Trade e con l'Università Politecnica delle Marche. Un'occasione di dialogo e approfondimento per un focus sulla regione, con le analisi di Prometeia e i contributi di esperti ed imprenditori sulle prospettive e le opportunità per lo sviluppo del comparto.
L'agrifood marchigiano vanta infatti un'elevata capillarità ed eterogeneità di specializzazioni produttive ma deve confrontarsi con i temi legati alla ridotta dimensione media delle imprese. Ha inoltre una propensione all'export superiore al dato nazionale ma presenta una minor capacità di cogliere la crescita sui mercati internazionali.
L'incontro, realizzato ad Ancona presso la Facoltà di Economia, è stato aperto dai saluti di Stefano Staffolani, Preside della Facoltà di Economia dell'Università Politecnica delle Marche; Andrea Benigni, Responsabile Vendite Allianz Trade in Italia; e Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit.
Subito dopo, Andrea Dossena, Associate Partner Prometeia, ha parlato di "Scenari e conflitti globali, le sfide per l'export della Filiera Agrifood", commentando i risultati del focus condotto sul comparto nelle Marche; mentre Valerio Temperini, Professore Associato Università Politecnica delle Marche, ha parlato di "Sviluppo delle imprese nei mercati esteri: sfide, approcci e strumenti". Alessandro Tosi, Referente Agribusiness Corporate Italy UniCredit, ha quindi illustrato le principali soluzioni per il sostegno finanziario dedicato alle imprese del settore; e Gianluca Piccolo, Sales Area Manager Allianz Trade, è intervenuto su opportunità e strategie per sviluppare una crescita protetta nel settore Agrifood.
L'iniziativa è stata arricchita da una tavola rotonda sul tema "I fattori di crescita dell'Agrifood, Internazionalizzazione e Innovazione. Riflessioni sul futuro prossimo", moderata da Aldo Bellagamba, Professore Associato Università Politecnica delle Marche, e che ha visto confrontarsi Giampaolo Pettinari, Presidente O.R.T.O Verde S.c.a.p.a; Michele Bernetti, CEO Umani Ronchi Spa; Raniero Pallottini, CEO Sal.PiUno Srl; e Andrea Novelli, Agente Generale Agenzia Allianz Trade delle Marche; e il Regional Manager UniCredit, Andrea Burchi, cui è stata affidata la chiusura dei lavori.
Il forum è una delle tappe di #italianEXPerience, un percorso di UniCredit dedicato all'export delle principali filiere del Made in Italy.
Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit, commenta: "Il nostro principale obiettivo è lo sviluppo dei territori in cui operiamo. Il settore dell'agrifood rappresenta per le Marche un comparto ad altissimo potenziale che dovrà affrontare una profonda trasformazione per accrescere la propria competitività sul mercato. Per questo motivo UniCredit si impegna ad accompagnare le aziende marchigiane dell'agroalimentare verso modelli di business capaci di sfruttare le leve dell'innovazione, della sostenibilità e dell'internazionalizzazione. Lo facciamo fornendo consulenza specializzata, grazie al nostro Team Esg e agli oltre 40 gestori Agribusiness operativi sull'area Centro Nord. Garantiamo supporto finanziario, prodotti e servizi dedicati, capaci di rispondere in concreto alle specifiche esigenze della filiera. A ciò si aggiungono iniziative di confronto, come questo Forum, attività di matching e B2B, essenziali per intercettare le reali necessità delle imprese locali e individuare le migliori strategie di crescita".
"Per le imprese marchigiane dell'agrifood - afferma Valerio Temperini, Professore Associato Università Politecnica delle Marche - lo sviluppo sui mercati esteri rappresenta un'opportunità sempre più importante. La qualità eccellente delle produzioni e le capacità innovative sono fattori chiave di 'successo', ma possono dimostrarsi non sufficienti per conseguire i risultati auspicati. I processi di internazionalizzazione sono infatti connotati da sfide, ostacoli e rischi piuttosto rilevanti. In questo senso, si sottolinea l'importanza di adottare un corretto approccio strategico ai mercati esteri e di avvalersi di strumenti e di supporti idonei a rafforzare la capacità di azione dell'impresa. Investire in fattori come le conoscenze, le competenze e le relazioni può rivelarsi utile per agire in modo più consapevole, favorendo una maggiore coerenza tra obiettivi e risorse aziendali, ed i contesti di mercato".
"Le turbolenze sui mercati internazionali, i cambiamenti nella domanda domestica di prodotti alimentari e gli investimenti dettati da innovazione tecnologica e transizione green - rimarca Andrea Dossena, Associate Partner Prometeia - richiederanno alle imprese dell'Agrifood marchigiano uno sforzo di consolidamento e rafforzamento della propria offerta per riuscire a valorizzare al meglio tutte le ricchezze di un territorio particolarmente ricco".
"Aumento delle insolvenze ed incertezza macroeconomica - commenta Andrea Benigni, Responsabile Vendite Allianz Trade in Italia - hanno messo a dura prova le imprese, soprattutto quelle più fragili. Per il settore dell'agroalimentare, che ha una forte vocazione all'export, questi fattori si sono tradotti in rischi di credito significativi. Le aziende di questo settore, già esposte alle dinamiche dei mercati internazionali, hanno dovuto affrontare ulteriori complicazioni legate ai pagamenti e alle condizioni finanziarie dei loro partner. Questo ha spinto molte imprese a cercare soluzioni per proteggere i loro crediti commerciali e garantire la continuità del loro business".
Di seguito l'analisi Prometeia: La transizione della filiera Agrifood tra export e sostenibilità - Focus Marche
Nelle Marche, la filiera Agrifood (agricoltura, trasformazione alimentare e industria delle bevande) si caratterizza per una presenza estremamente capillare, ma con una rilevanza sull'economia regionale inferiore al potenziale, a causa della ridotta dimensione media delle imprese (non solo quelle agricole).
Oltre 35 mila imprese, di cui quasi 34 mila agricole e meno di 100 nelle bevande, generano più di 5 miliardi di fatturato (oltre 3 miliardi quelli dell'industria alimentare) e occupano oltre 36 mila addetti, numeri che nell'economia regionale valgono, rispettivamente, il 20%, 6% e 7%; la dimensione media è di oltre il 30% inferiore a quella nazionale, gap che si manifesta in particolar modo nella trasformazione alimentare e nell'industria delle bevande.
A una ridotta taglia dimensionale corrisponde un'elevata eterogeneità di specializzazioni produttive in tutte le province della regione, con livelli di assoluta rilevanza nazionale per la pasta, la preparazione di piatti pronti, la trasformazione dei prodotti ittici e, soprattutto, la macellazione della carne (il solo distretto anconetano vale quasi il 5% della produzione nazionale).
I limiti dimensionali hanno probabilmente frenato lo sviluppo della filiera, che rispetto ai benchmark nazionali e territoriali ha evidenziato spunti di crescita dei fatturati mediamente in linea con il dato nazionale ma con una marginalità inferiore e, nonostante una propensione all'export superiore al dato nazionale (e una buona diversificazione dei mercati esteri), una minor capacità di cogliere la crescita sui mercati internazionali, in particolare nel comparto delle bevande.
Inoltre, l'elevata frammentarietà dell'offerta ha anche limitato l'attività di certificazione e riconoscibilità delle produzioni del territorio, sia quelle strettamente agricole che quelle legate a turismo e aspetti naturalistici e socioculturali, con un importante divario in termini di numero di certificazioni rispetto a tutte le regioni limitrofe.
A livello globale, la filiera agrifood è centrale nei grandi processi che stanno cambiando il volto delle politiche commerciali e ambientali, delle tendenze di consumo e del concetto di sostenibilità. Sicurezza degli approvvigionamenti e accesso a nuovi mercati, dazi doganali e barriere non tariffarie, rivoluzione energetica e digitale, prevenzione dei dissesti idrogeologici, tutela del territorio e delle sue peculiarità sociali ed economiche e, non ultimo, salute alimentare sono i principali canali attraverso i quali i grandi cambiamenti globali si trasmettono all'agrifood e impattano sulle prospettive di sviluppo della filiera marchigiana.
Alla luce delle prospettive non particolarmente brillanti del mercato interno, su cui pesano tendenze demografiche penalizzanti ormai ben definite, le maggiori opportunità di crescita per l'Agrifood italiano saranno ancora da cogliere nei mercati esteri. Proseguire nel percorso di internazionalizzazione consentirà al settore di salvaguardare i livelli di attività, a fronte di un mercato interno che, nella migliore delle ipotesi, si manterrà sostanzialmente stagnante nei prossimi anni.
Lo scenario prospettico positivo delle economie avanzate, pur con le dovute cautele, dovrebbe agevolare il percorso di internazionalizzazione anche per le imprese più piccole, alla luce della maggiore accessibilità di questi mercati rispetto a quelli emergenti e del riconoscimento della qualità delle produzioni alimentari italiane da parte dei consumatori esteri.
Uno scenario che dovrà però confrontarsi con la nuova fase della politica commerciale americana e, in particolare, la possibile adozione di maggiori dazi doganali verso il Made in Italy. La filiera Agrifood è il terzo settore italiano, dopo meccanica e moda, più esposto alle barriere statunitensi, anche se ciò non ha limitato l'espansione commerciale oltre oceano: l'export italiano ha superato nel 2023 i 7 miliardi di euro, quello marchigiano negli USA ha raggiunto i 42 milioni (grazie soprattutto a bevande e prodotti da forno), facendo degli Stati Uniti il terzo mercato di destinazione, ma con margini di crescita.
Il tema dimensionale diventa allora di primo piano, non solo per aumentare penetrazione commerciale e radicamento sui mercati internazionali, anche i più lontani, ma anche per affrontare attraverso investimenti materiali e immateriali (marchi, certificazioni, competenze) le sfide che coinvolgono il modo stesso di intendere l'attività agricola e di trasformazione degli alimenti. Motore del cambiamento è l'innovazione tecnologica, non solo destinata ad aumentare le rese, la produttività o le vendite (meccanizzazione, digitalizzazione dei processi aziendali e dei canali di marketing), ma intrecciata con la sua "gemella" ambientale, per ridurre l'impatto sull'ambiente delle attività agricole (attività che dal cambiamento climatico in atto sono le più colpite) e aumentare l'efficienza energetica e degli altri input (acqua in primis) di tutti i proc