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Terzo Settore: un sistema che vale 67 miliardi di euro

Terzo Settore: un sistema che vale 67 miliardi di euro

 

Una ricerca UniCredit Foundation - Ipsos

quantifica l'importanza economica di un settore

che "fattura" più della moda e rappresenta il 4,3% del Pil

 

Rilevante l'impatto occupazionale, cresciuto del 35% in un decennio

 

Tengono le entrate durante la crisi 2008-2010

grazie a donazioni private e autofinanziamento

 

 

Milano, 23 aprile 2012 -  Il Terzo Settore dà lavoro a oltre 650 mila persone e ha un giro d'affari di circa 67 miliardi di euro, un "fatturato" superiore a quello dell'intero settore della moda made in Italy.

 

Sono questi due dei dati più significativi della ricerca presentata oggi a Milano "Il valore economico del Terzo settore in Italia" realizzata da UniCredit Foundation e l'Istituto di ricerca Ipsos, intervistando 2104 organizzazioni operanti nel settore non profit.

 

Più di tre quarti degli enti intervistati fanno parte del mondo associativo: il 39% sono organizzazioni di volontariato (ODV) e il 16% associazioni di promozione sociale (APS) mentre il 19% rappresenta la realtà delle cooperative e imprese sociali. Fondazioni, comitati, enti ecclesiastici e organizzazioni non governative (ONG) pesano all'incirca l'1% ciascuno.

 

Punto di partenza della ricerca sono state le rilevazioni effettuate nel corso dell'VIII Censimento Generale dell'Industria e dei Servizi condotto da Istat nel 2001, rettificate in sede di rapporto annuale 2003, che evidenziava: 235 mila istituzioni non profit, pari al 5,4% di tutte le unità istituzionali; circa 488 mila lavoratori dipendenti e indipendenti, pari al 2,5% del totale degli addetti; circa 4 milioni di persone coinvolte in veste di volontari; 38 miliardi di euro di entrate (oltre il 3,3% del Pil); 35 miliardi di uscite, con un surplus di 3 miliardi reinvestiti nelle attività svolte.

Dati sicuramente da aggiornare al rialzo a seguito della crescita del mondo non profit nel corso di questo decennio.

 

I risultati sono stati commentati in una tavola rotonda cui hanno partecipato: Maurizio Carrara, Presidente UniCredit Foundation, Claudio Gagliardi, Segretario Generale Unioncamere, Oscar Giannino, Giornalista Radio24, Nando Pagnoncelli, Amministratore Delegato IPSOS, Giorgio Fiorentini, Professore di Economia Aziendale Università Bocconi, con le conclusioni di Roberto Nicastro, Direttore Generale di UniCredit.

 

"UniCredit pone grande attenzione al mondo Non Profit, e lavora da tempo per rispondere sempre meglio ai bisogni specifici di questo segmento di clientela - ha dichiarato Roberto Nicastro, Direttore Generale di UniCredit. "Abbiamo intrapreso questo percorso nel 2009 con la nascita di Universo Non Profit, che ci ha portato ad avere oggi una vera e propria "banca nella banca" che supporta la crescita del Terzo Settore, con un'offerta di prodotti e servizi dedicati, il sito ilMioDono dedicato alle donazioni on-line, oltre  2600 dipendenti Amici del Non Profit operanti nel Gruppo in Italia, nella rete di vendita in modo particolare, oltre a un' agenzia interamente specializzata a Roma". 

 

"La corporate foundation di UniCredit svolge il ruolo di centro di competenza per l'intero Gruppo sulle iniziative collegate al sostegno del mondo del non profit e si è data l'obiettivo di fornire uno specifico contributo professionale, capace di coniugare la crescita della coesione delle comunità in cui ci si trova a operare con il perseguimento di corretti ritorni economici - ha aggiunto Maurizio Carrara, Presidente di UniCredit Foundation -. Questo, non solo sostenendo obiettive fragilità con interventi filantropici, ma realizzando innovative forme di collaborazione economica, in cui si dimostri concretamente che profitto e solidarietà non sono in contraddizione ma possono avanzare assieme. Da qui la necessità di dotarsi di un'aggiornata fotografia del Terzo Settore, commissionata per meglio capire quali possono essere  le priorità da affrontare".

 

LA RILEVANZA ECONOMICA E SOCIALE DEL TERZO SETTORE

Dal punto di vista del valore economico, la ricerca UniCredit Foundation - Ipsos quantifica un volume di entrate stimato di 67 miliardi di euro (4,3% del Pil), calcolate moltiplicando le entrate medie del campione rappresentativo intervistato, pari a 286 mila euro, per il numero di istituzioni censite dall'Istat del 2001. Un dato quindi sicuramente approssimato per difetto, essendo le realtà non profit cresciute di numero nel corso dell'ultimo decennio.

 

Utilizzando lo stesso criterio, ovvero le uscite medie per il numero di istituzioni censite nel 2001, e considerato che i costi dei dipendenti e dei collaboratori sono pari a circa il 33% del totale delle uscite (63 miliardi di euro), ipotizzando un costo medio lordo aziendale di 30 mila euro, la ricerca stima un numero di persone impiegate superiore a 650 mila, con un incremento nel decennio di circa il 35%.

 

La rilevanza del Terzo Settore è in realtà ancora più significativa, in quanto non è ancora possibile una quantificazione del risparmio sociale derivante dalle ore di lavoro messe gratuitamente a disposizione dai quattro milioni di volontari e del benessere materiale e immateriale apportato a chi ha beneficiato delle loro prestazioni, del loro aiuto e della loro affettività.

 

LE PERSONE DEL TERZO SETTORE

Le risorse umane operanti abitualmente e continuativamente nelle istituzioni del Terzo Settore (esclusi dunque i consulenti esterni) possono essere distinte in personale retribuito (presente nel 37,3% delle organizzazioni) e personale non retribuito (presente in oltre il 92,9% di esse).

 

Il 30% delle istituzioni intervistate indica la presenza di dipendenti e il 20,3% impiega (anche) altre tipologie di personale retribuito. Mediamente, le istituzioni che indicano la presenza di personale retribuito impiegano 14 persone, oltre la metà delle quali assunte con contratti di lavoro dipendente.

 

Il personale retribuito è presente soprattutto nelle istituzioni di natura produttiva (98,5%), mentre solo il 33,7% delle organizzazioni dell'advocacy impiega personale dipendente (26,6%) o altro personale retribuito (18,1%). Inoltre, laddove è presente, il numero dei lavoratori retribuiti nelle organizzazioni di advocacy è nettamente inferiore rispetto alle altre istituzioni: oltre un terzo ha al proprio interno solo 1 o 2 lavoratori, con una media di 9 persone retribuite. Nettamente superiori i valori registrati presso le produttive: tra esse, un terzo ha tra 16 e 50 lavoratori retribuiti, e addirittura il 22% ne impiega oltre 50, per un valore medio di 36.

 

LE FONTI DI FINANZIAMENTO

La ricerca UniCredit Foundation - Ipsos evidenzia un importante cambiamento nella composizione delle entrate, con un calo importante dei fondi provenienti dalla Pubblica Amministrazione, in larga misura appannaggio delle funzioni di advocacy, dovuto alle condizioni in cui versa il bilancio pubblico aggregato.

 

La provenienza delle entrate nel 2010 risultava così suddivisa: 36% dal pubblico; 30,2% da donazioni; 18,7% dalla vendita di beni e servizi a privati; 11,1% dall'autofinanziamento; 4,1% da altre fonti.

 

Un altro dato significativo è rappresentato dalla tenuta delle entrate anche nel periodo 2008-2010, segnato da una forte caduta del PIL, soprattutto grazie al contributo dei privati. Nel periodo, infatti, i trasferimenti pubblici per acquisto di servizi sono diminuiti del 4,2% e quelli a fondo perduto del 9,7%, mentre le entrate derivanti da donazioni da privati sono cresciute del 6,8% e quelle da autofinanziamento degli associati del 6,4%. Calo che però non ha significato una diminuzione complessiva delle entrate, anche grazie a una complessiva migliore capacità di mettere in campo nuove iniziative di fund raising.

 

La quasi totalità degli enti non profit ha un rapporto con almeno un istituto bancario. Più di due terzi degli enti dichiarano però l'esistenza di relazioni con più di un istituto, prevalentemente a livello basico, a conferma di una maggiore capacità di diversificazione nella scelta dei partner finanziari nello svolgimento delle funzioni produttive ed erogative.