UniCredit ha presentato le prospettive strategiche e i principali motori di crescita della regione nel lungo termine in un workshop nell'ambito del forum annuale Euromoney CEE a Vienna
- La crescita economica della regione dovrebbe mantenere un ritmo sostenuto nel 2019
- I principali driver di crescita saranno consumi, investimenti diretti esteri, fondi UE e trasformazione digitale
- Il settore bancario nell'area CEE mostra un notevole potenziale
- La regione resta un importante motore di crescita per UniCredit
Durante il Forum annuale Euromoney a Vienna UniCredit ha ospitato un workshop dedicato alle prospettive per la regione CEE (Centro Est Europa), basato sulla sua esperienza, la sua ricerca strategica e il continuo monitoraggio dei mercati CEE. Maggiori dettagli sugli argomenti trattati sono riportati di seguito.
LA CRESCITA ECONOMICA DELLA REGIONE CEE DOVREBBE MANTENERE UN RITMO SOSTENUTO NEL 2019
Negli anni recenti la CEE ha confermato di poter continuare a generare crescita. Il contesto economico nella regione dovrebbe restare favorevole anche nel 2019: si prevede che la crescita del PIL si manterrà solida nella maggioranza dei Paesi (attorno al 3% o maggiore) anche se con una leggera decelerazione di tipo ciclico. Dopo il picco del 2017 (4,6%, escluse Russia e Turchia) e una crescita media del PIL del 3,7% nel 2018, la crescita economica della regione dovrebbe rimanere sopra il potenziale nel 2019 (mediamente attorno al 3,2%), ma potrebbe rallentare nel 2020 in scia al potenziale indebolimento del commercio globale [1].
I Paesi EU-CEE (paesi CEE membri della UE) hanno il potenziale per registrare una migliore performance rispetto ad altri paesi emergenti grazie a una minore dipendenza della CEE dai flussi esteri di capitale, maggiore spazio per stimoli fiscali, condizioni finanziarie più accomodanti, accesso a fondi UE e impatto positivo della diminuzione dei prezzi delle commodity. Slovacchia, Bulgaria e Ungheria registreranno la crescita del PIL più vigorosa all'interno della regione nel 2019. I principali freni alla crescita economica della CEE sono: le condizioni del mercato del lavoro (con un tasso di disoccupazione ai minimi storici in molti paesi), in particolare in Repubblica Ceca e in Ungheria, e un'eventuale hard Brexit, che risulterebbe dannosa per l'imposizione di nuove barriere commerciali che potrebbero frenare le esportazioni dei paesi CEE e gli investimenti. Da questo punto di vista, Slovacchia e Repubblica Ceca sono i mercati CEE più vulnerabili. Dal punto di vista macroecconomico, Russia e Turchia potrebbero seguire tendenze diverse, come successo nel 2018.
I DRIVER DELLA CRESCITA: CONSUMI, INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI, FONDI UE E TRASFORMAZIONE DIGITALE
Il principale motore di crescita delle economie CEE sarà la domanda interna e, in particolare, i consumi, spinti dal basso tasso di disoccupazione e dalla crescita salariale registrata negli ultimi anni, mentre le esportazioni saranno soggette ad un possibile rallentamento ciclico nel corso dei prossimi anni.
Gli investimenti diretti esteri (IDE), storicamente una delle leve principali della trasformazione economica della regione, soprattutto in termini di trasferimento tecnologico e di conoscenze, resteranno un elemento importante, anche se in misura inferiore rispetto al decennio precedente. In alcuni settori, la CEE è diventata il braccio produttivo dell'Europa occidentale [2] e gli investimenti diretti esteri si sono gradualmente concentrati su industrie più avanzate, coinvolgendo sempre più anche il settore dei servizi [3]. Il rapporto tra investimenti diretti esteri e PIL si è mantenuto sopra il 2,5% nel periodo 2016-18 e dovrebbe attestarsi su livelli simili nei prossimi anni. Il ruolo delle imprese internazionali che operano nella regione resta rilevante: il valore aggiunto prodotto dalle aziende estere è oltre il 40% del valore aggiunto totale (equivalente al PIL) per Paesi come Ungheria, Slovacchia, Romania e Repubblica Ceca [4], che sono i più integrati nelle catene produttive europee.
Gli investimenti diretti esteri sono ulteriormente integrati dai fondi UE nei Paesi CEE che fanno parte dell'Unione Europea. Nel periodo 2014-20 i fondi UE sono stati mediamente pari al 2,9% del PIL (150 miliardi di euro per UE-CEE esclusa la Polonia) e si prevede che nel 2019 e 2020 saranno ancor più rilevanti in termini di assorbimento.
La trasformazione digitale è una ulteriore opportunità di crescita per la regione. La penetrazione di Internet [5] nei Paesi CEE è aumentata di 20 punti percentuali dal 2010 ad oggi ed è ora prossima al 75% della popolazione, in termini di utilizzo di internet da parte degli individui. La penetrazione della telefonia mobile [6] nei Paesi CEE è pari al 120%, in termini di abbonamenti ogni 100 abitanti. Questi parametri dei Paesi CEE sono paragonabili alla maggioranza dei mercati dell'Europa occidentale, ma hanno avuto una maggiore velocità di convergenza negli ultimi anni.
SIGNIFICATIVO POTENZIALE DI LUNGO TERMINE PER L'ATTIVITA' BANCARIA CEE
Si prevede che la crescita dei prestiti sarà piuttosto sostenuta nel settore bancario CEE nel 2019, attorno al 4-4,5% (escluse Russia e Turchia) con una crescita maggiore dei finanziamenti destinati alla clientela retail sostenuti dall'aumento del reddito disponibile, dal basso tasso di disoccupazione e dall'aumento dei consumi, rispetto a quelli corporate. Il maggiore interesse verso il retail banking negli ultimi anni è visibile anche osservando le strategie delle banche in termini di sinergie con altre aree di business, quali assicurazioni, asset management, leasing e più in generale con altri tipi di partnership. Per le banche CEE c'è ancora spazio di crescita a livello di prestiti, semplificando e snellendo i processi di credito (ad es. consolidando le piattaforme attraverso canali multipli di finanziamento, ottimizzando l'analisi del rischio di credito), e attraverso la digitalizzazione, migliorando la customer experience e la fruizione dei canali digitali in modo da offrire alternative personalizzate a livello di prodotti e servizi.
Per quanto riguarda i prestiti, l'attuale ciclo è diverso rispetto al passato, in quanto la situazione di liquidità delle banche CEE è migliorata e la situazione in termini di qualità del credito non è paragonabile al passato (il rapporto tra sofferenze ed impieghi è passato dal 14% nel 2014 al 5% nel 2018 in media per la CEE, escluse Turchia e Russia).
Oltre alla vigorosa crescita economica, il potenziale di lungo periodo per l'attività bancaria CEE è visibile anche nella ridotta penetrazione bancaria in termini di rapporto tra prestiti e PIL. Mentre molti Paesi dell'eurozona hanno un rapporto prestiti/PIL superiore al 100%, tutti i mercati CEE hanno attualmente un rapporto inferiore al 70% con Romania, Ungheria, Serbia e Russia addirittura sotto il 50%. Anche il basso rapporto tra prestiti e depositi, significativamente più basso rispetto ad alcuni anni fa (tutti i mercati CEE, tranne la Turchia, hanno un rapporto prestiti/depositi inferiore al 100% con la maggioranza dei mercati CEE - ovvero Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Romania, Slovenia, Croazia e Russia - attorno al 70-75%) accresce questo potenziale, così come la penetrazione bancaria digitale. Su quest'ultimo fronte la regione CEE al momento registra un utilizzo di Internet banking inferiore, ma in rapida crescita. L'utilizzo dell'Internet banking è più che raddoppiato tra il 2010 e il 2017 in Repubblica Ceca, Ungheria, Turchia, Serbia, Romania e Bulgaria ed è stato inoltre nettamente superiore all'utilizzo di internet per acquisti online.
In prospettiva il settore bancario CEE continuerà a migliorare in termini di efficienza, clean-up del portafoglio di prestiti e maggiore focus su ricavi e crescita, e proseguirà la corsa ad acquisire quote di mercato e ci sarà spazio anche per ulteriore attività di M&A. In termini di ricavi bancari negli anni scorsi, il margine di interesse è stato in fase di ripresa rispetto ai bassi livelli del 2015-16, e nel 2019 si prevede che sarà pari a due terzi dei ricavi nel settore bancario CEE. Anche i costi sono in aumento, risentendo della pressione salariale, e si prevede che il rapporto tra costi e ricavi rimarrà stabile nel 2020-23, non replicando i forti miglioramenti registrati negli anni recenti. Il costo del rischio, in termini di rapporto tra rettifiche su crediti e prestiti lordi, si prevede che rimarrà molto basso (a 77 pb per la CEE, escluse Russia e Turchia), ma sarà destinatio a "normalizzarsi" gradualmente. La migliore qualità dell'attivo - con il calo dei crediti in sofferenza che si traduce in un calo delle rettifiche su crediti - è stata la principale leva di redditività negli ultimi anni: la redditività dei mercati CEE è cresciuta di anno in anno nel periodo 2013-17. Il RoE (Return on equity), per esempio, è attualmente attorno al 10% a livello di sistema bancario (CEE escluse Turchia e Russia) e si prevede che si manterrà su questi livelli.
"I progressi delle economie della CEE sono stati notevoli negli ultimi vent'anni. La regione vanta una buona struttura bancaria e un'elevata liquidità e è caratterizzata da un alto livello di competitività in tutte le giurisdizioni. Grazie alla solida posizione di leadership e al forte impegno in questa regione, UniCredit continuerà a sostenere la crescita economica dei mercati CEE nei quali opera. La divisione CEE è e continuerà a essere uno dei fondamentali motori di crescita del Gruppo", ha dichiarato Carlo Vivaldi, Responsabile della Divisione CEE di UniCredit al forum annuale Euromoney.
"Lo scenario di business in rapida evoluzione e le sfide poste dal panorama digitale, insieme alla necessità di continuare a migliorare la customer experience sono diventati per le aziende una delle aree più importanti in cui investire. Nel mercato competitivo di oggi, questi sono imperativi per i market leader, in quanto i clienti si aspettano che i fornitori di servizi finanziari tengano il passo con la velocità del cambiamento. Di conseguenza le interazioni che i clienti intrattengono con la loro banca sono sempre più caratterizzate da un crescente livello di automazione attraverso i processi digitali," ha aggiunto Andrea Diamanti, Responsabile CEE CIB e PB in UniCredit.
Il 2018 ha registrato un'intensa attività di fusioni e acquisizioni (M&A) nel settore bancario CEE. L'anno passato ha visto la prosecuzione dell'uscita ordinata delle banche greche dai mercati dell'Europa sud-orientale, il consolidamento in Russia degli istituti bancari pubblici sotto la guida della banca centrale e le privatizzazioni annunciate in Slovenia e Serbia. Dopo un 2018 alquanto dinamico si attende una vivace attività di M&A anche nel 2019, trainata dai mercati dell'Europa sud-orientale grazie a operazioni e IPO già annunciati, alla riduzione delle esposizioni al rischio da parte di alcuni gruppi operanti nella regione e in scia alle privatizzazioni di alcuni Paesi (ad es. Slovenia e Serbia).
REGIONE CEE - UN IMPORTANTE MOTORE DI CRESCITA PER UNICREDIT
"La Divisione CEE continua a essere un importante motore di crescita per il Gruppo con una posizione di leadership ulteriormente rafforzata e una continua forte crescita dei clienti nel 2018. Siamo i maggiori prestatori dell'Europa centro-orientale (64,2 miliardi di euro [7]) con una quota di mercato sui finanziamenti dell'11,7% e una robusta crescita negli ultimi 5 anni [8]. UniCredit è al primo posto in termini di total assets [9] nell'intera CEE e tra i primi 5 gruppi nella maggior parte dei paesi CEE [10]", ha dichiarato Carlo Vivaldi, Responsabile della Divisione CEE di UniCredit.
La base di clientela di UniCredit nella regione CEE è in continua crescita verso il target di 2,6 milioni di nuovi clienti netti entro la fine del 2019. Anche la qualità del portafoglio è in miglioramento, con il NPE ratio (rapporto tra sofferenze lorde e prestiti) ridotto di 229 punti base (al 6,5%) nei primi nove mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo 2017.
Di conseguenza, il rendimento sul capitale allocato si è attestato al 15,9% nei primi nove mesi del 2018, sottolineando ancora una volta la robusta redditività della Divisione CEE.
Inoltre la penetrazione degli utenti bancari "mobile" è prevista in crescita dal 38,2% di tutta la clientela nel terzo trimestre 2018 al 47% nel 2019.
Il successo di UniCredit nella regione è basato su una solida rete - tra le più estese e diversificate nella CEE - con una forte copertura locale e gestione dei clienti, insieme alla possibilità di fare leva su linee di prodotto globali, servizi "best-in-class" e know-how del Gruppo per servire al meglio i propri clienti. Il posizionamento di mercato di UniCredit nella CEE fornisce alle banche locali un consistente vantaggio competitivo grazie a un forte riconoscimento del brand, l'accesso a mercati internazionali, e la condivisione di best practice e significative economie di scala.
Vienna, 15 gennaio 2019
Richieste di informazioni:
UniCredit Media Relations
Note
[1] Ulteriori Informazioni sullo scenario macroeconomico CEE sono disponibili nel report "UniCredit CEE Quarterly 1Q 2019"
[2] Il settore automotive è l'esempio più paradigmatico. Nel settore automotive tutti i 10 maggiori produttori globali (da UE, USA, Giappone) hanno attualmente attività produttive nella CEE, così come tutti i principali 10 fornitori cosiddetti tier1. La produzione di veicoli nei Paesi CEE è triplicata negli ultimi 15 anni, superando i 6 milioni di veicoli, in buona parte destinati all'esportazione. Pur con una già robusta presenza di produttori di veicoli, sono in arrivo nuovi progetti e investimenti diretti esteri (ad esempio, quelli con maggiore impatto sulle economie CEE derivano dai progetti annunciati da Jaguar-Land Rover e BMW, ciascuno di oltre un miliardo di euro di valore). Inoltre, l'innovazione nel settore automotive (auto ibride ed elettriche, guida autonoma) può rappresentare un'ulteriore opportunità per nuovi investimenti del settore nella regione.
[3] Il settore IT è un buon esempio dove sia il processo di outsourcing sia i servizi più avanzati (capacità digitali, Sofia hub, ecc.) continuano a crescere in misura significativa.
[4] Secondo i dati Eurostat
[5] Percentuale di individui che utilizzano Internet, media semplice dei Paesi CEE esclusa la Polonia, secondi i dati dell'ITU (International Telecommunication Union)
[6] Abbonamenti di telefonia mobile per 100 abitanti, media semplice dei Paesi CEE esclusa la Polonia, secondo i dati di ITU (International Telecommunication Union)
[7] A settembre 2018
[8] A settembre 2018, esclusa Turchia, inclusa Russia
[9] A giugno 2018, inclusa Turchia
[10] A giugno 2018