Rivitalizzare l'Europa: insieme per una crescita forte e competitiva
venerdì 20 dicembre 2024
In questo articolo, Andrea Orcel, CEO di UniCredit, sottolinea l'urgenza di ritrovare l'unità e di intraprendere azioni concrete per rafforzare le fondamenta economiche nostro continente. Invita politici e imprese a trasformare le loro ambizioni in risultati tangibili, gettando così le basi per un'Europa più solida e resiliente.
L’Europa sta scomparendo”. O almeno questo è ciò che ha dichiarato Ken Griffin, fondatore di Citadel Securities, a inizio dicembre. “È letargica rispetto agli Stati Uniti,” ha aggiunto. “L’economia non cresce. Gli indicatori di reddito pro capite sono sconfortanti.” Quando le voci più autorevoli della finanza americana lanciano giudizi così critici sul nostro continente, significa che è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e reagire.
Poco più di vent’anni fa, l’Unione Europea ha vissuto la sua più grande espansione di sempre, che ha dato vita a un mercato unico di circa 450 milioni di persone e ha portato stabilità, democrazia e prosperità economica. La visione positiva che ha animato quel periodo storico, seppur ancora possibile, oggi è seriamente in pericolo.
L’Unione Europea è disunita, non ha una direzione comune. A peggiorare le cose ci sono anche i potenziali dazi dell’amministrazione Trump, che rischiano di farci restare ancora più indietro rispetto agli Stati Uniti. E questo senza nemmeno considerare le crisi geopolitiche che ci hanno colpito negli ultimi anni.
Il nostro continente ha un disperato bisogno di unità e di una crescita economica robusta per affrontare queste sfide. Ed è qui che il mercato unico gioca un ruolo cruciale: troppo spesso dimentichiamo quanto abbia contribuito al benessere e alle opportunità di cui godiamo oggi, sottovalutiamo il suo potenziale ancora inespresso e, soprattutto, il rischio concreto che possa scomparire da un momento all’altro.
I recenti rapporti di Enrico Letta e Mario Draghi sull’UE ci hanno ricordato cosa è in gioco. Se non uniamo le forze e non mettiamo a fattor comune le nostre risorse o puntiamo sulla crescita economica, non saremo più in grado di migliorare la qualità della vita delle persone. E, oltre a rimanere indietro in termini di innovazione e creatività, rischiamo di perdere la libertà e gli ideali che costituiscono il cuore dell’identità europea.
Il mercato unico in Europa è incompleto, va potenziato, e per farlo serve una strategia comune. Eppure, non riusciamo ad accordarci su questioni semplici, come un’unione bancaria o dei mercati dei capitali, che potrebbero dare un forte impulso agli investimenti e alla crescita. Se ci muovessimo in questa direzione, molte difficoltà strutturali potrebbero essere superate.
Spetta ai politici europei portare avanti queste riforme, e io sono pronto a offrire il mio sostegno. E spetta a me, come Amministratore Delegato di una banca, concentrarmi su ciò che le imprese possono fare oggi. Ci sono già le basi per l’integrazione del sistema bancario europeo: potrebbe essere completata rapidamente ed è necessaria per sostenere la crescita e finanziare nuove infrastrutture. Eppure, nella pratica è stato fatto ben poco.
Credo fortemente nella convergenza del nostro sistema bancario. Credo che in Europa possano esistere banche più forti. È per questo che, come UniCredit, abbiamo investito in Commerzbank e presentato un’offerta per Banco BPM. Queste decisioni, prese nell’interesse dei nostri stakeholder, accendono i riflettori anche sulla necessità di un’Unione più forte e sul futuro del mercato unico.
Rappresentano una prova cruciale per capire se il blocco europeo è davvero pronto a impegnarsi in una maggiore integrazione. Siamo disposti a compiere i passi che i nostri leader ci chiedono da tempo, o ci tireremo indietro? La risposta a questa domanda determinerà se saremo in grado di sbloccare la crescita del nostro continente o, al contrario, se continueremo a rimandare il progresso del mercato unico.
Una maggiore integrazione paneuropea genererebbe economie di scala e condivisione di competenze a livello UE, consentendo un utilizzo più efficiente delle risorse per le imprese che necessitano di finanziamenti, offrendo al contempo maggiori opportunità per raccogliere fondi – anche attraverso i mercati dei capitali. Le realtà più ambiziose e in crescita avrebbero accesso a nuove aree geografiche e flussi commerciali, specialmente all’interno dell’Unione. Potremmo investire di più in prodotti e servizi a sostegno dei risparmiatori. E, infine, avremmo banche più forti, affidabili e resilienti.
L’assenza di un’integrazione ci rende testimoni di un calo degli investimenti, di una paralisi nella creazione di ricchezza, e di un divario crescente tra noi e gli altri poli economici. I giovani andranno via, cercheranno opportunità altrove. È a rischio la prosperità nel lungo periodo, e con essa rischia di vacillare anche la forza per sostenere gli ideali dell’Unione Europea.
Questo non è un invito a una maggiore centralizzazione delle decisioni. Ogni Paese ha le sue competenze ed è giusto che gestisca le proprie aree di specializzazione senza interferenze. Ma dobbiamo necessariamente orientare i nostri sforzi verso un obiettivo comune di crescita e successo a lungo termine. Non abbiamo più scuse: è fondamentale tradurre la nostra visione condivisa in azioni concrete.
La competitività futura dell'Europa non dipende solo dalle banche e dai mercati dei capitali, ma questi sono un indicatore cruciale per capire se siamo finalmente pronti a unirci per superare questo periodo di bassa crescita, a beneficio di tutti. Abbiamo l'opportunità – e credo anche il dovere – di rafforzare il settore bancario europeo e, con esso, le nostre ambizioni. Se il potenziale del mercato unico rimarrà inespresso, temo che l’avvertimento di Draghi di una “lenta agonia” per l'Europa possa presto diventare realtà.